La Società italiana di farmacologia chiarisce quale ruolo abbia l’utilizzo non-medico di questi farmaci, e quindi l’abuso, il misuso e la diversione
Aumenta negli Usa il consumo di farmaci oppiacei prescritti per il controllo del dolore cronico non oncologico. Ad abusarne Oltreoceano pazienti di quasi tutte le fasce d’età con un elevato tasso di mortalità, in entrambi i sessi, in particolare tra i 45 e i 54 anni. Attualmente più del 3% della popolazione adulta negli Stati Uniti riceve una terapia cronica con questi farmaci.
Sulla vicenda interviene la Società italiana di farmacologia, che chiarisce quale ruolo abbia l’utilizzo non-medico di questi farmaci, e quindi l’abuso, il misuso e la diversione.
Con il termine "misuso", spiegano i farmacologi, si intende qualsiasi uso del farmaco al di fuori della prescrizione medica, mentre con quello di "diversione" si intende l’approvvigionamento non approvato di un farmaco tramite scambio, condivisione/cessione o vendita illecita.
La Sif fa poi notare che l’uso degli oppiacei nella gestione del dolore associato alla malattia neoplastica avanzata è ampiamente condiviso e accettato a livello internazionale. Da un punto di vista clinico, raramente l’uso degli oppiacei interferisce in modo negativo con la gestione dei pazienti oncologici nel loro complesso. Mentre l’uso degli oppioidi nel dolore cronico non oncologico è ancora oggi oggetto di discussione.
Soltanto inquadrando il ricorso all’utilizzo non medico degli oppiacei – scrive ancora la Sif - è possibile rendere compiutamente conto di quanto la dipendenza e le morti da overdose riguardino il paziente con dolore cronico appropriatamente diagnosticato, e non piuttosto una fascia di soggetti che hanno sfruttato la facile prescrizione e dispensazione di oppiacei, a scopo ricreazionale.
A tale proposito – specificano i coordinatori del documento Patrizia Romualdi (Università di Bologna), Alessandro Mugelli (Università di Firenze) e Guido Mannaioni (Università di Firenze) – è opportuno ricordare che nel 2014 più di 10 milioni di americani hanno dichiarato di avere fatto uso illecito di oppiacei da prescrizione.
Inoltre, sempre secondo Sif, è interessante sottolineare che se il numero di soggetti che annualmente passano dall’assunzione di oppiacei da prescrizione all’eroina sia basso, l’80% di 125.000 consumatori abituali di eroina ha dichiarato di avere iniziato con l’uso di oppiacei da prescrizione. È quindi probabile che l’epidemia di morti da overdose e i fenomeni di dipendenza e abuso siano principalmente correlati all’uso non-medico degli oppiacei, mentre il reale rischio nel paziente con dolore cronico rimane chiaramente da definire e i dati preclinici non lo supportano.
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